Introduzione

paola balducci


Si rinnova con questo Focus l’interesse che la Rivista Richard e Piggle ha dimostrato fin dal 1998 nel promuovere una sempre più fine comprensione di quei comportamenti, affetti, e sentimenti che i ragazzi, tra pubertà e adolescenza, esprimono riguardo alla sessualità, nell’ambiente che li circonda. Credo che nel corso degli anni tale continuità d’interesse della rivista abbia costituito una sorta di monitoraggio sulle forme della sessualità in età evolutiva, una preziosa fonte per futuri spunti di ricerca.

In quanto psicoterapeuti viviamo la necessità di tenere aggiornato il nostro glossario psicoanalitico per meglio definire e narrare la sessualità attuale, e come vedremo, nei lavori qui presentati, ancora nuovi territori di esplorazione rimangono da perlustrare e conoscere.

I tempi lo richiedono in modo perentorio, anche da un punto di vista storico, politico e sociale, in cui i corpi ed i loro legami molto a lungo sono rimasti criptati a causa delle enormi restrizioni vissute in epoca di pandemia, e di cui oggi registriamo i severi effetti nella nostra attività clinica.

Tale necessità di ricerca trova conferma nelle scelte editoriali di alcune riviste d’oltralpe che, nel 2023, hanno pubblicato, quasi ad eco, volumi monografici su queste tematiche (Adolescence, 2023; Journal de la psychanalyse de l’enfant, 2023).

Come psicoterapeuti che si occupano dell’infanzia, dell’adolescenza e delle famiglie abbiamo l’opportunità preziosa di confrontarci con un ampio spettro del percorso evolutivo degli individui, dalla prima infanzia al divenire adulti. Possiamo annotare i significati dei passaggi trasformativi corporei per tutto l’arco dello sviluppo, cogliendo le reazioni emotive a un corpo e a una mente che crescono. Osserviamo come le qualità e le funzioni di un corpo sessuato vadano differenziandosi, assumendo caratteristiche relative sia alle fasi della crescita sia alle fantasie, attorno alla costruzione di un’identità di genere, in ogni caso condizionata da fattori storici, linguistici e culturali. In questo focus vedremo come l’approdo a una propria rappresentazione corporea specificamente femminile o maschile implichi un rapporto con il proprio fisico denso di vissuti fantasmatici, in un dialogo serrato tra i dati della realtà corporea e ambientale con i processi d’identificazione. Osserveremo come l’analista si trovi a riverberare in sé e nel proprio corpo le incertezze, le impasse, come i tripudi e gli eccessi portati in seduta da ragazzi e ragazze riguardo all’espressione della loro sessualità; o si interroghi su come tenere aggiornate le proprie interpretazioni sul ruolo dei nuovi codici espressivi, mutuati dall’ambiente e dal web, di cui la sessualità adolescenziale è, oggi, più che mai intrisa.

Il lavoro di Francesca De Marino mostra in modo dettagliato ed avvincente come, attraverso l’uso dei media, gli adolescenti scandaglino il tema della sessualità alla ricerca di tracce, di reperti che possano dare senso e forza alla definizione di una propria identità sessuata. In questo contributo l’autrice conduce il lettore in un vero e proprio viaggio al centro del corpo di ragazzi e ragazze alle prese con l’uso delle nuove tecnologie, segnalando le plurime sfaccettature dell’utilizzo del virtuale a sostegno della criticità evolutiva; un virtuale utilizzato in alcuni casi per cercare di attutire il duro impatto con l’esperienza corporea e la difficile gestione del nuovo desiderio sessuale, o come gradiente per cercare di entrare in relazione laddove il contatto fisico ed emotivo con l’altro è eccessivamente perturbante.

In questo scritto emerge un corpo adolescente non unitario e dalla struttura multiforme; un corpo concepito come snodo di molteplici matrici d’individuazione, non sempre in grado di generare piacere o desiderio.

Si tratta di un corpo esteso ed innestato di bit che entrano a pieno titolo a far parte del sostrato di fantasie, affetti, relazioni ed oggetti con i quali venire a patti per una definizione di sé.

Sorge l’interrogativo se questa specifica modalità di fruizione del web possa costituire una qualche forma primitiva di contenimento, seppur di carattere fusionale, attraverso cui siano tenute insieme, anche se in una modalità sempre fluida, provvisoria e cangiante, parti e frammenti di sé, nel tentativo di dare forma e consistenza a qualcosa altrimenti del tutto informe.

È possibile che il web si presti a funzionare come elemento aggregante, assimilabile a ciò che Claudio Neri descrive con il concetto di fusionalità, inteso come “fantasia di involucro con cui si è un tutt’uno”, che mette al riparo dal rischio di cadere in pezzi e disperdersi.

Per evitare di incorrere in semplicistiche demonizzazioni, mi sembra utile, a questo proposito, fare riferimento a delle opportune considerazioni che l’autore fa sul contenimento fusionale spiegando che esso, pur non includendo in sé, come avviene per l’holding, una valutazione positiva della sua funzione, non vada necessariamente considerato a priori “come un imbrigliamento, un tendere all’immobilizzazione ed alla paralisi” (Claudio Neri, 1987, p. 93).

Vero è che se il web ben si presta a soddisfare una caratteristica peculiare del contenimento fusionale in cui i pezzi della propria identità trovano un collante nello spazio di un contenitore vissuto come potenzialmente infinito, allo stesso tempo esso comporta il rischio che l’individuo si possa perdere “in una sorta di naufragio fusionale” (ibidem). Sappiamo, infatti, quanto il concetto d’identità sia intrinsecamente legato al confronto e alla contrapposizione, nutrendosi di un dialogo continuo tra somiglianze fondamentali e dissomiglianze evidenti (Greenacre, 1958). L’esperienza dell’identità, come afferma Donald Meltzer, non ha una sua esistenza isolata, ma è la risultante prospettica dell’interrelazione tra oggetti interni ed esterni, un dialogo tra realtà psichica ed ambiente (Meltzer, 1975).

La clinica ci offre un ampio spaccato di come gli sviluppi identitari incerti riguardino e coinvolgano non solo i singoli ma tutto l’intero sistema di relazioni familiari nonché lo stesso psicoterapeuta.

Il Focus continua allora ad addentrarsi nel territorio sdrucciolevole della sessualità in pubertà ed adolescenza, cercando di approfondire quale sia l’impatto del suo emergere nei vissuti dei figli e dei genitori, e come questi vissuti riverberino nel percorso evolutivo delle diverse identità, adolescenti o adulte che siano. Il percorso di trasformazione vissuto in prima persona dal ragazzo durante l’adolescenza comporta nel genitore un riattivarsi di vissuti ed emozioni legati alla propria sessualità, oltre a quelli legati al complessivo mutamento della relazione con il figlio. L’emergere del sessuale adolescenziale in famiglia rappresenta una pietra d’inciampo, lo “scandalo” che come una sorta di interruttore, una discontinuità, necessariamente richiede la presa d’atto di qualcosa che ha interrotto il normale flusso dell’accadere. È ineluttabile che ragazzi e genitori siano confrontati a frequenti scandali, provocati tra gli altri motivi dallo sconvolgimento pulsionale che si desta rispettivamente nell’adolescenza, perlopiù coincidente con una fase non più generativa della coppia.

Luis Kancyper fornisce delle inequivocabili considerazioni a proposito dello scandalo in adolescenza: egli infatti afferma che la mancanza di scandali sia un evidente indicatore clinico di una possibile psicopatologia in adolescenza.

Secondo l’autore quest’assenza segnalerebbe proprio l’attivazione di controinvestimenti, al fine di tener salda la psiche dalla pressione delle rimozioni originarie, con l’effetto di inibire e in alcuni casi paralizzare il processo di confronto tra generazioni (Kancyper, 2000).

Nel lavoro di Claudia Frangipane e Marta Michetti la visione d’insieme del confronto generazionale si ricompone attraverso l’uso del dispositivo tecnico di setting paralleli genitori/figli: i componenti familiari, adulti e adolescenti, non vengono qui descritti come esistenze isolate, ma come un insieme la cui dinamica è la risultante dell’interazione di ogni partecipante rispetto all’altro. Vediamo come il cambiamento dell’adolescente imponga che l’adulto si confronti con sé stesso, attraverso un lavoro psichico ancora più arduo perché imposto dall’esterno, consistente nella verifica delle sue stesse credenze e certezze. È inevitabile che questa situazione esponga l’adulto ad una messa alla prova e ad un confronto circa la stabilità dei suoi sistemi intrapsichici e interpersonali.

Nello “scandalo” dell’adolescenza troviamo le premesse di ricostruzione così intrinseche del lavoro psicoanalitico stesso: la pietra d’inciampo che arresta il passo, rende altresì presente il proprio cammino, di cui si diviene progressivamente più coscienti. 

Avviene così che l’impedimento nell’incedere ci indichi retrospettivamente il punto da cui prende avvio lo sviluppo di un sessuale che, come è ben messo in evidenza dal lavoro di Giovanna Mazzoncini, non riguarda esclusivamente l’epoca della pubertà e dell’adolescenza.

La nascita del desiderio sessuale, come l’autrice ricostruisce passando in rassegna la letteratura psicoanalitica dell’infanzia, è collocabile, infatti, nella prima relazione tra il neonato e il seno della propria madre e nella curiosità che il bambino nutre verso il contenuto del corpo materno. La madre a sua volta, incontrando il corpo del bambino ne può trarre fonte di piacere e curiosità sia reale che fantasmatica. La relazione di appagamento e d’interesse che caratterizza la coppia madre-bambino progressivamente coinvolge il mondo esterno fino a comprendere, a partire dalla figura paterna, tutte le persone di riferimento nell’ambiente di vita.

Un’ottica che, cominciando dalla relazione primaria madre-bambino, consideri la pulsione sessuale nella sua qualità relazionale e non meramente endogena consente di meglio riflettere sui cambiamenti che il passaggio dell’adolescenza comporta nei figli come negli adulti, in qualità di coppia coniugale e genitoriale.

Nella fase dell’adolescenza della prole, genitori e figli si danno appuntamento per una ridefinizione dell’armamentario, potenzialmente deflagrante, delle anteriori identificazioni, traumi, ideali e credenze. I figli come i loro genitori assistono loro malgrado all’irruzione di cambiamenti corporei e sessuali che richiedono per ciascuno un ingente lavoro di ricostruzione simbolica.

Proseguendo con la disamina del Focus, nel lavoro di Simona Falanga troviamo un attento studio su quei vissuti d’ingombro, d’impaccio, che emergono nella relazione analitica con pazienti che mostrano diversi modi di definire e di vivere il proprio genere sessuale; situazioni nelle quali possiamo riscontrare un certo senso di ostacolo comunicativo, a volte anche banalmente prassico da parte di uno o di entrambi i componenti della coppia analitica. Pensiamo ad esempio a quando in seduta compare quell’incedere interpretativo dell’analista a passi stentati e cauti, relativo all’uso del femminile e maschile, in pazienti che mostrano la propria fluidità identitaria; o a quel lavoro lento di discriminazione tra sogni ed immagini di bisessualità o di transessualismo ed infine, all’impegnativo lavoro controtransferale sul rispecchiamento del paziente con il sessuale dell’analista.

Ricordo che Freud per primo ha segnalato come la vergogna intervenga ad assicurare al gruppo sociale particolari modalità di coerenza e di condivisione di valori indispensabili per la sua sopravvivenza (Freud, 1905).

Mi chiedo se l’imbarazzo provato in seduta, che della vergogna è un affetto più labile, non stia a segnalare, al netto chiaramente del “non analizzato” dell’analista, il rischio della tenuta delle impalcature individuali, di appartenenza ad una comunità, sia essa sociale o psicoanalitica, poiché la situazione clinica che lavori attorno ad un’identità sessuale fluida, è di per sé potenzialmente destabilizzante dell’integrità individuale, nonché collettiva.

Nel processo di conoscenza del non conosciuto, certamente permeato di fascino e passione ma anche di dolore mentale, frustrazione, come psicoterapeuti spesso ci troviamo a fare i conti con il pericolo che si possa fuggire attraverso il ricorso al già noto, all’adesività ad un modello precostituito e all’azione.

Credo che la funzione degli affetti, così fondamentale nel rapporto paziente-analista, rimanga la via regia per comprendere la natura ed il significato di aspetti come quelli legati alle vicissitudini del sessuale, che possono creare un ingombro.

Il nostro training ha da sempre mantenuto il suo focus sulla continua ricerca della verità emotiva in seduta, mettendo al centro della formazione un lavoro capillare sul pre-giudizio ed i comportamenti resistenziali dell’analista.

Dal punto di vista epistemologico il lavoro di Fabio Fiorelli ricostruisce accuratamente come la psicoanalisi abbia ormai superato la visione positivista in cui il genere sessuale viene ad essere un dato obiettivo, naturalmente offerto alla conoscenza.

Ciò non implica una concezione secondo la quale i due sessi sarebbero due nature e due identità inscritte nel mondo, piuttosto rimanda a processi di costruzione fantasmatica e quindi condizionati da fattori storici, linguistici e culturali, così ben dettagliati nell’excursus degli ultimi 60 anni che l’autore ricompone.

In questo lavoro viene ribadita la tesi che una psicoanalisi che si voglia mantenere come saldo punto di riferimento per la comprensione degli accadimenti umani, in considerazione delle repentine trasformazioni che riguardano la nostra professione e la nostra società, debba far sì che nel proprio assetto teorico si rifletta la realtà sociale e culturale entro cui vive oggi l’uomo e metta in movimento l’assetto teorico stesso. 

Se già nel 1910 Freud ammoniva che “la psicoanalisi può conservare una propria autorità nel mondo” solo mantenendosi “in una funzione critica verso la società” (Freud, 1910, p. 203), attualmente un pensiero psicoanalitico che voglia conservarsi vivo, attento al rischio d’istituzionalizzarsi, non può prescindere dal prendere in considerazione i mutati rapporti reciproci degli uomini e la loro mutata posizione in un mondo dalle pluralistiche forme di vita.


Riassunto

Nella ricostruzione del filo che unisce i lavori del Focus l’autrice delinea come i comportamenti sessuali, che sono parte costitutiva dell’identità, riguardino le vicissitudini di un mondo interno fatto di fantasie, affetti e rappresentazioni non semplicemente riducibili alla sfera della biologia e della genetica. L’articolo mostra come l’appartenenza ad un sesso biologico si costruisca attraverso l’esperienza di un corpo in relazione ad altri corpi, con i quali costruisce legami di desiderio e in un continuo dialogo con i prodotti culturali dell’ambiente circostante. L’autrice sottolinea come lo sviluppo della sessualità infantile ed adolescenziale, argomento dalle molteplici sfaccettature, abbia subito in questi ultimi anni importanti trasformazioni che rappresentano una sfida aperta al sapere psicoanalitico, al suo metodo e, probabilmente, ad alcuni suoi presupposti.


Parole chiave

Web, fusionalità, sessualità, setting paralleli, fluidità di genere.

Bibliografia

AAVV (2023). Binaires/Non Binaires. Revue Adolecence, T. 41 (2).

AA VV (2023). Cliniques de l’identité. Journal de la psychanalyse de l’enfant,Vol. 13 (2). Presses Universitaires de France.

Freud S (1892-1899). Progetto di una psicologia ed altri scritti. Torino: Bollati Boringhieri, 2002.

Freud S (1900-1905). Tre saggi sulla teoria sessuale. Torino: Bollati Boringhieri, 1989.

Freud S (1909-1912). Casi clinici ed altri scritti. Torino: Bollati Boringhieri, 2003.

Greenacre P (1958). Studi psicoanalitici sullo sviluppo emozionale. Trad. it., Firenze: Martinelli, 2000.

Kancyper L (1997). Il confronto generazionale. Trad. it., Milano: Franco Angeli, 2000.

Kancyper L (2007). Adolescenza: la fine dell’ingenuità. Trad. it., Roma: Borla, 2011.

Meltzer D (1975). Stati sessuali della mente. Trad. it., Roma: Armando, 1975.

Neri C (a cura di) (1987). Letture bioniane. Roma: Borla.




Paola Balducci

Psicologa, Psicoterapeuta

Socio Ordinario AIPPI

Docente Dipartimento Servizi Educativi

e Scolastici di Roma Capitale


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