Un compagno privilegiato.
A proposito di Pensare con Green
di R. Roussillon
maria grazia fusacchia



Introdurre il testo con cui R. Roussillon rende omaggio ad André Green, psicoanalista impegnato, come lui stesso si era definito, è per me un grande privilegio.
Già nel titolo, “Pensare con Green”, R. Roussillon esprime la sua profonda gratitudine a questo insigne psicoanalista, del quale non si considera né un discepolo, né tantomeno un allievo fedele, entrambe queste condizioni sono poco inclini all’essenza stessa della psicoanalisi.
Nel rilevare la ricchezza e l’originalità del pensiero di André Green, che ha dato un notevole apporto all’avanzamento allo sviluppo della teoria psicoanalitica, Roussillon ci confida anche la sua personale esperienza, esprimendo il legame affettivo che prende forma nel vivido ricordo del piacere di condividere con A. Green l’esperienza del pensiero: “faceva bene pensare”.
Del resto, non esita ad affermare di aver tratto benefici influssi dallo scambio e dal confronto con questo compagno privilegiato, interlocutore permanente nel suo itinerario di ricerca, di studio e di approfondimento della teoria psicoanalitica.
Propone di utilizzare la figura del mistico avanzata da Bion, autore peraltro molto caro ad A. Green1, per tratteggiare le sue singolari qualità, con cui è riuscito a pensare ciò che non era stato ancora mai pensato, mantenendo sempre viva la partecipazione all’attività societaria.
È questo un aspetto a cui Roussillon dà particolare risalto, apprezzando la capacità di Green di conservare un pensiero psicoanalitico rigoroso e, al tempo stesso, profondamente innovativo, riuscendo a realizzare una straordinaria alchimia, tra appartenenza societaria ed elaborazione teorica. Questi ancoraggi gli hanno permesso di inoltrarsi in territori accidentati e poco conosciuti, sostenuto da un’attenta e rigorosa lettura del testo freudiano, continuamente messo in tensione.
All’interno delle società di psicoanalisi francesi, segnate da ripetute scissioni, A. Green ha lavorato in una direzione opposta, a favore della creazione di legami, mosso dall’esigenza di non restare sordo alle sfide lanciate dalla clinica. Un esempio sta nel suo proseguire un confronto a distanza da Lacan, da cui si era distaccato, mentre faceva spazio al crescente e vivo interesse per il pensiero e per le concettualizzazioni di Bion e di Winnicott. Entrambi saranno i suoi interlocutori, alle cui teorie si è ispirato nel formulare l’originale ipotesi sul negativo.
Molteplici e complesse sono le concettualizzazioni sul funzionamento psichico che A. Green ci ha lasciato in eredità, tra queste, il suo nome resterà certamente legato a quella degli stati limite, sviscerati sia nei loro risvolti metapsicologici sia per le questioni cliniche che li contraddistinguono. Estremamente interessante è il suo modello del doppio limite (interno/esterno, conscio/inconscio) che ha articolato con i concetti di rappresentazione e affetto e che lo hanno portato a differenziare l’assenza di rappresentazione dalla rappresentazione di non rappresentazione.
Come acutamente osserva Roussillon, Green ha saputo anticipare l’esigenza di procedere ad un ampliamento del paradigma psicoanalitico e, con visione lungimirante, ha captato l’influenza delle problematiche narcisistiche sottostanti, che non possono essere confinate agli stati limite, ma debbono altresì includere gli stati melanconici e autistici.
Infine, Roussillon fa notare la grande apertura del pensiero di questo autorevole psicoanalista che ha spaziato anche in altri ambiti e discipline, scientifiche e letterarie. La sua apertura al pensiero è testimone della solidità della sua identità di psicoanalista.
Con questo spirito, A. Green ha accettato di presiedere la Società Psicoanalitica di Parigi (SPP), incentivando numerose iniziative mosse dall’auspicio di favorire lo scambio teorico e culturale, la promozione e la diffusione del pensiero psicoanalitico.
La sua opera resterà viva, conclude R. Roussillon, soltanto se si riuscirà a far tesoro di questo modello di apertura, di flessibilità e di complessità del pensiero psicoanalitico.

Bibliografia
Green A (1997). Wilfred R. Bion: la psyché primordiale et le travail du negatif. In: Green A (2013). Penser la psychanalyse. Paris: Ithaque.



Maria Grazia Fusacchia
Psicologa - Psicoterapeuta
Docente Supervisore dell’iW Istituto
Winnicott (Corso Asne-SIPsIA)
Membro Associato SPI-IPA b/a
Membro Ordinario SIPsIA

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