Presentazione a Felix Deutsch:
«Una nota a piè di pagina a “Frammento
di un’analisi d’isteria” di Freud»
silva oliva



Felix Deutsch, nato a Vienna nel 1884 e morto a Rio de Janeiro nel 1964, studiò medicina interna all’università di Vienna dove si laureò nel 1908. Durante gli anni universitari, aveva partecipato al movimento sionista e collaborato alla nascita del gruppo di studenti ebrei Kadima, cui faceva riferimento anche Joseph Breuer e al quale successivamente partecipò il figlio di Freud, Martin. Appassionato di arte e musica, pittore egli stesso, suonava il pianoforte e componeva musica; studiò in modo particolare le produzioni artistiche infantili e riuscì ad istituire in Israele un’apposita Fondazione per lo studio comparato e sistematico della creatività artistica nei bambini e dei suoi riflessi sui quesiti più generali relativi alla psicologia dell’arte e all’estetica (Servadio, 1964).
Dopo il suo matrimonio, nel 1912, con la psicoanalista Helen Rosenbach Deutsch, continuò la sua pratica medica e iniziò ad interessarsi ai problemi emotivi relativi alle malattie mediche e psicosomatiche. Nel 1923 iniziò la sua formazione psicoanalitica con Siegfried Bernfeld, fece una supervisione con Otto Rank e collaborò alla fondazione del Policlinico Psicoanalitico di Berlino (1920), la prima Clinica Psicoanalitica. È stato membro della Società di Psicoanalisi di Vienna e un pioniere della psicosomatica, termine introdotto nel 1818 dal medico e psichiatra tedesco Jhoann Christian Heinroth, ma successivamente caduto in disuso e ripreso da F. Deutsch nel 1922 che gli attribuì una connotazione psicodinamica. Medico personale di S. Freud negli anni 1922-1923, ne scoprì il cancro alla mascella, senza comunicargli però la diagnosi che tenne segreta per un certo periodo, fatto che indignò molto Freud. Nel 1935, dopo l’emigrazione negli Stati Uniti, divenne il primo professore di psicosomatica alla Washington University in St. Louis (Missuri) e nel 1939 fondò la rivista: Medicina psicosomatica. Nel 1941 si trasferì a Boston dove passò il resto della sua vita e dove divenne analista didatta della Società Psicoanalitica di Boston, ruolo che mantenne fino alla sua morte, nel 1964. Ricoprì molte posizioni accademiche in varie Università americane, insegnò anche alla Harvard University, e scrisse circa duecento articoli e una dozzina di libri che riguardavano i suoi interessi principali: la creatività artistica e la malattia psicosomatica.
In italiano è stato tradotto un volume a cura di Felix Deutsch (1959) pubblicato nel 1975 dalla casa editrice Martinelli di Firenze. Il titolo del libro: Il misterioso salto dalla mente al corpo. Uno studio sulla teoria di conversione, si riferisce alla frase coniata da Freud con riferimento all’enigma del processo di conversione.
Il testo trae origine da un seminario sui problemi psicosomatici al quale parteciparono alcuni membri della Boston Psychoanalytic Society e include, oltre agli interventi al dibattito, vari articoli di F. Deutsch e di altri analisti quali Alfred O. Ludwig, James Mann, Doris Menzer-Benaron, William F. Murphy, Cecil Mushatt, Elvin V. Semrad, Samuel Silverman, Jerome L. Weinberger. Tra i lavori di Felix Deutsch, compaiono l’Enigma delle correlazioni fra psichico e corporeo, scritto in occasione del centenario della nascita di Freud (1956), Analisi degli scritti di Freud sul sintomo di conversione, in collaborazione con Elvin V. Semrad, e due articoli sul collegamento tra la simbolizzazione e il processo di conversione.
Deutsch fece molti studi e ricerche per ampliare il concetto freudiano di conversione: pensava che la conversione nel somatico fosse una sorta di processo continuo, basilare per il mantenimento dello stato di salute, in azione anche nei soggetti sani e costituisse una sorta di linguaggio corporeo che, in modo simbolico, servisse a scaricare l’inconscio eccessivamente oppresso da frammenti di emozioni e altri complessi psichici. La malattia somatica, provocata da eventi traumatici assimilabili, secondo Deutsch, ad esperienze primarie di perdita, si determina per un eccessivo investimento su di un organo che interrompe la conversione continua e che il corpo non riesce a neutralizzare, trasformando la conversione da processo continuo in sintomo. Un altro autore di riferimento della sua elaborazione teorica, che lo ha spinto a dare importanza agli indizi offerti all’analista dagli atteggiamenti posturali che il paziente assume in analisi, è costituito dal lavoro di Ferenczi del 1919, Pensiero ed innervazione muscolare, nel quale lo psicoanalista ungherese evidenziava il legame che aveva rinvenuto tra atti motori e funzionamento psichico.
Deutsch, nella Nota a piè di pagina…, descrive l’incontro con Dora avvenuto nel 1922, ventiquattro anni dopo la breve analisi effettuata con Freud, quando un otorinolaringoiatra, sospettando una componente psichica, lo chiamò a consulto per una sua paziente che soffriva di disturbi all’orecchio destro attribuibili a una sindrome di Ménière. Deutsch riconobbe nella donna il celebre caso di S. Freud del 1899, ipotesi confermata da Dora stessa. L’interpretazione che dette nel primo incontro rispetto ai sintomi nell’orecchio, provocarono la sparizione dei disturbi per cui Dora richiese un secondo consulto. In questa occasione ebbe numerose informazioni sulla vita di Dora dopo la fine del trattamento con Freud sia da lei stessa che da un suo conoscente e, in seguito, informò Freud dell’incontro. Deutsch afferma di aver ritrovato in questa esperienza quanto Freud aveva osservato, previsto e scritto sul caso. Successivamente, venne a sapere della morte di Dora, avvenuta nel 1945 negli Stati Uniti, dieci anni più tardi e decise di scrivere la Nota a piè di pagina… stimolato dall’idea “il concetto di conversione elaborato da Freud potesse costituire in futuro il ponte che avrebbe condotto ai lidi in cui sarebbe stata realizzata la fusione dei processi mentali e fisici” (Deutsch, 1959). 
Deutsch terminò la sua testimonianza riportando la frase del suo informatore per il quale Dora era stata: “one of the most repulsive hysterics he had ever met”. La frase è molto dura nei confronti di Dora e ci si domanda perché mai Deutsch la abbia riportata; dato che è del tutto superflua ai fini della comunicazione, sembra evidenziare una certa ostilità nei confronti della paziente. Questo termine deve essere sembrato eccessivo a vari traduttori tanto che quando la frase viene riportata nei riassunti dell’articolo comparsi in contesti diversi, la spiacevolezza della parola inglese (repulsive) che corrisponde all’italiano ripugnante, repellente, disgustoso ecc., viene tradotta in una forma leggermente attenuata come: più ostile, più insopportabile, più sgradevole ecc.
Sul caso di Dora, al secolo Ida Bauer, sono stati scritti più di cinquecento articoli, saggi e una gran quantità di commenti compresi due film, alcuni romanzi ed un’opera teatrale; alcuni commenti psicoanalitici al fine di approfondire meglio il carattere della protagonista hanno preso in esame anche il contesto socioculturale dell’epoca e l’ambiente familiare di Dora: citiamo ad esempio l’articolo di A. Rogow (1978) sulla personalità del fratello di Dora, Otto Bauer, noto uomo politico dell’epoca. Nel tempo, alla luce delle considerazioni sul ruolo di dipendenza patologizzante della donna nella famiglia e nella società del tempo o su quello giocato dalla figura materna nel creare certe forme di disagio psichico, elementi trascurati all’epoca di Freud, il caso di Dora è stato oggetto di numerose revisioni e commenti critici.
Lo psicoanalista canadese P. Mahony, autore di studi critici su casi clinici di Freud quali il caso dell’Uomo dei topi e il caso dell’Uomo dei lupi, è l’autore di quello che è giudicato da più parti il testo più vasto e approfondito sul celebre caso di Dora (Mahony, 1996) e che, secondo Riccardo Steiner, autore dell’Introduzione, ci pone “…di fronte a una tecnica di lettura estremamente dettagliata del caso clinico, che si propone di interpretarlo in maniera inconsueta, soprattutto se messa a confronto con quanto per decenni è circolato in Italia”.
Mahony ritiene F. Deutsch sia stato influenzato eccessivamente dal rispetto verso Freud nel suo resoconto dei due incontri con Dora nel 1923 (pag. 20), rileva alcuni errori nella descrizione delle date e dei fatti riportati come avvenuti nella vita di Dora e osserva che l’articolo di Deutsch “… tendeva in gran parte a discolpare Freud e a lodarne la perspicacia…” e che “…resta  fermo al ritratto freudiano di Dora, critico e sbrigativo.
Nelle conclusioni del libro, Mahony argomenta come per molto tempo non sia sorta nessuna critica sulla conduzione del caso da parte di Freud per una sorta di ammaliamento dovuto alla figura carismatica del fondatore della psicoanalisi; più recentemente però è sorta una “valanga di proteste contro il caso Dora frutto di un ripensamento del controtransfert e di altre vicende strettamente interne alla psicoanalisi, fomentate a loro volta dalla rivolta femminista contro l’ideologia patriarcale e dal crescente disincanto nei confronti dell’autorità pubblica provocato dalla guerra nel Vietnam” (pag. 167). In questa ottica Mahony riporta la critica di Erickson (pag. 72) che osservò come il ritratto di Dora proposto da F. Deutsch sia stato “sfavorevole come ogni altro negli annali clinici”.
Anche Elisabeth Roudinesco (2014), nel suo bel testo su Freud nel suo tempo e nel nostro, nel commentare il caso di Dora, scrive significativamente che: “Vittima di un quartetto di adulti cinici, uno dei quali aveva tentato di abusare di lei quando aveva tredici anni, Ida Bauer fu costretta dal padre a farsi curare da Freud” (pag. 84) e più oltre (pag. 99, in nota) afferma che Kurt Eissler sottolineò la propria opposizione alla testimonianza di Deutsch in una lettera ad Anna Freud del 10 agosto 1952.
Qualunque sia l’opinione del lettore, è indubbio che il caso di Dora rappresenti una pietra miliare nella storia della psicoanalisi e che la Nota a piè di pagina…, di F. Deutsch, come modestamente la definì, sia una testimonianza molto interessante anche oggi.

Riassunto
Questa presentazione dell’articolo dello psicoanalista Felix Deutsch, Una nota a piè di pagina a “Frammento di un’analisi d’isteria” di Freud, riporta alcune notizie biografiche sull’autore, un pioniere della psicosomatica, e accenna brevemente all’accoglienza che, nel tempo, ebbe il suo resoconto dell’incontro con Dora in alcuni commenti e revisioni del celebre caso clinico alla luce del mutato atteggiamento degli psicoanalisti nei confronti di alcune determinanti storico-sociali e di alcuni concetti psicoanalitici non presi in considerazione all’epoca di Freud.

Parole chiave
Caso di Dora, sintomo di conversione, malattia psicosomatica, incontro con Dora.
Bibliografia
Deutsch F (a cura di) (1959). Il misterioso salto dalla mente al corpo. Uno studio sulla teoria di conversione. Trad. it., Firenze: Martinelli, 1975.
Ferenczi S (1919). Pensiero e innervazione muscolare. In: Opere, vol. 2. Milano: Cortina, 1990.
Mahony P (1996). Freud e Dora. Storia e psicoanalisi di un testo freudiano. Trad. it., Torino: Einaudi, 1999. 
Rogow A A (1978). A Further Footnote to Freud’s “Fragment of an Analysis of a Case of Hysteria”. J Amer Psychoanal Assn., 26:331-56.
Roudinesco E (2014). Sigmund Freud nel suo tempo e nel nostro. Trad. it., Torino: Einaudi, 2015.
Servadio E (1964). Felix Deutsch 1885-1964. Rivista Psicoanal., 10 (1): 4-4.



Silva Oliva
Membro Didatta dell’Associazione Italiana
di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Infanzia,
dell’Adolescenza e della Famiglia (A.I.P.P.I.)

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