Introduzione
lorenzo iannotta


«Potrei soffermarmi ancora a lungo su questo sogno […] Mi trattiene da questo
lavoro d’interpretazione il riserbo che si ha per ogni sogno personale.
Chi volesse per questo affrettarsi a muovermi rimprovero,
tenti pure di essere più sincero di me.»
(Freud, Sogno di Irma,1899, pag. 120)

«Dica dunque tutto ciò che Le passa per la mente. […]
non dimentichi mai di aver promesso assoluta sincerità […].»
(Freud, Inizio del trattamento, 1913, pag. 344)

«Il trattamento psicoanalitico si fonda sulla sincerità. […] ed è
pericoloso abbandonare questo fondamento. Dal momento che si richiede
al paziente la più assoluta sincerità, ci si gioca tutta la propria autorità
lasciandosi cogliere da lui mentre si deflette dalla verità.»
(Freud, Osservazioni sull’amore di traslazione, 1914, pag. 367)


A distanza di dieci anni dalla pubblicazione in Richard e Piggle del Focus “Il pensiero e l’opera di Donald Meltzer” (2007) proponiamo un nuovo Focus che trova la sua ispirazione ancora in Donald Meltzer, “il kleiniano di St. Louis” come fu soprannominato quando nel 1954 giunse a Londra dagli Stati Uniti per iniziare l’analisi con Melanie Klein, entrando poi nel novero degli psicoanalisti tra i più creativi e fecondi dello sviluppo psicoanalitico kleiniano.
Le sue concezioni, complesse ed originali, non hanno lasciato indifferente il mondo psicoanalitico: accanto al grande numero di psicoanalisti e psicoterapeuti interessati a comprendere le sue elaborazioni, ci sono stati anche molti che hanno sollevato aspre critiche o lo hanno deliberatamente ignorato. D’altra parte lo stesso Meltzer non era affatto interessato a conquistare consenso, tanto che in una disincantata conversazione con Catharine Mack Smith, realizzata quando aveva 76 anni, affermava: “Il mio bisogno per gli altri è diminuito e anche la mia socievolezza, compreso il piacere di frequentare gli altri in un contesto sociale. Il mio bisogno di approvazione è sparito e questo mi ha consentito di proseguire per la mia strada senza preoccuparmi di farmi nemici, come è certamente avvenuto. […] Sono un isolato, perché mi sono messo nella posizione K e, di conseguenza, ho dei comportamenti che danno l’impressione di una certa freddezza o distacco o insensibilità. Credo però che il bisogno degli altri, per sentirmi sicuro, sia diminuito e che la mia sicurezza venga, sempre più, da fonti interne, salvo per uno o due legami” (Mack Smith, 1998, pag. 107). Chi conosce la sua opera può ritrovare in queste parole la testimonianza dell’incessante ricerca interiore che lo animava e della profondità che costantemente inseguiva.
Non è difficile immaginare che tra i legami indispensabili della sua vita ci fosse Martha Harris, con cui aveva stabilito un sodalizio di vita e professionale. Insieme, alla fine degli anni ‘70, erano venuti in Italia grazie al felice intuito di Gianna Polacco Williams che li aveva invitati a tenere corsi e supervisioni; Gianna Polacco - la cui opera è stata fondamentale per lo sviluppo della psicoanalisi dell’età evolutiva in Italia (Pontecorvo, 1986; Adamo, 2007) - aveva istituito in diverse città italiane i Corsi di osservazione psicoanalitica modello Tavistock. L’AIPPI è stata costituita su questa base.
È stata davvero una felice intuizione quella di Gianna Polacco perché Meltzer e Harris hanno continuato a lungo a frequentare l’Italia (oltre che molti altri Paesi) e una nota distintiva del presente Focus consiste nella pubblicazione di lavori di psicoanalisti che hanno lavorato direttamente con Meltzer, così abbiamo una testimonianza di prima mano dell’impatto che le sue idee e il suo metodo psicoanalitico ha avuto sulla formazione e sul lavoro degli analisti che lo hanno conosciuto. Nel Focus generosamente Petrelli racconta quegli anni e l’impatto con Meltzer supervisore e Carbone riporta fedelmente una supervisione.
I contributi di Meltzer hanno riguardato in particolare il processo psicoanalitico (1967), l’esegesi dell’opera di Freud, Klein e Bion (1978), le patologie gravi dei pazienti borderline (1973, 1992) e dello spettro autistico (1975), l’interrelazione tra psicoanalisi e arte (Meltzer, 1981; Meltzer e Harris Williams, 1988), l’apprendimento (Meltzer e Harris, 1976, 1983), gli studi sulla vita onirica (1983), le implicazioni cliniche del pensiero di Bion (1986). Molti i suoi concetti che ormai sono entrati nel patrimonio comune della psicoanalisi kleiniana: identificazione adesiva, identificazione proiettiva e intrusiva, claustrum, conflitto estetico, pseudo maturità, seno gabinetto, confusione geografica, confusione zonale, smantellamento, tirannia, transfert preformato per citare i più noti.
Il suo pensiero, esplicitato in moltissimi articoli oltre che nei volumi citati, risulta ancora oggi una fonte da cui attingere per promuovere costantemente nuove idee: ne sono testimonianza questo Focus oltre che le tante pubblicazioni e i diversi convegni che si basano sulle sue elaborazioni (ultimo, in ordine di tempo, il volume curato da Cohen e Hahn, 2017; il sito internet www.harris-meltzer-trust.org.uk fornisce molte informazioni). 
Si tratta di un pensiero articolato, come egli stesso ha potuto riconoscere: «Il mio metodo di lavoro non è sistematico come quello di Freud e di Bion. La loro grande creatività si accompagnava alla riflessione metodica. Definirei invece la mia opera, come quella di Melanie Klein, un lavoro di esplorazione, di scoperta, attraverso le montagne e gli altipiani del lavoro clinico, andando un po’ “a naso” (come Cristopher Robin, il bambino di un famoso racconto inglese che “segue il suo naso” per arrivare alla vasta foresta dove incontrerà i personaggi delle sue avventure)» (Meltzer, 2000, pag. 7).
Rimando al Focus del 2007 per un approccio all’intera opera di Meltzer: in quel numero, infatti, dopo l’approfondita Introduzione di Mazzoncini erano stati trattati lo sviluppo delle relazioni oggettuali precoci (Carbone e Quintiliani), gli stati primitivi della mente (Sabatini), il contributo alla comprensione dell’autismo (Lucariello), il claustrum (Maiello) e il processo psicoanalitico (Milana).
Questo Focus ruota intorno alla tematica della sincerità, su cui Meltzer aveva scritto nel 1971 e che pervade tutta la sua opera, come ha efficacemente sintetizzato Lussana: “forse tutta l’opera di Meltzer potrebbe essere vista all’insegna della sincerità” (2004).
Il 1971 è anche l’anno della pubblicazione del famoso articolo “Towards an atelier system” in cui Meltzer indicò nei “gruppi di lavoro” (seguendo la concettualizzazione di Bion, 1961) l’ambito elettivo della formazione psicoanalitica, preoccupato che una eccessiva pressione istituzionale potesse indurre a perseguire il successo o a conformarsi ai valori e ideali dell’istituzione psicoanalitica piuttosto che alimentare valori e ideali sinceramente psicoanalitici. Successivamente in riferimento al metodo di lavoro utilizzato in questi gruppi di formazione ebbe a scrivere: “Il metodo, che ha avuto la sua origine nella Tavistock Clinic, sotto la direzione di Esther Bick e Martha Harris, enfatizza l’osservazione e il pensiero, e considera la terapia come un processo di sviluppo protetto, e non di risoluzione di conflitti dello sviluppo. L’enfasi chiaramente sta più nel ruolo della confusione nell’interruzione dello sviluppo che nei conflitti istintuali, più nei valori che nelle ansie” (1997, pag. 1).
Sincerity: a study in the atmosphere of human relations sarà pubblicato solo nel 1994 all’interno del volume Sincerity and Other Works curato da Alberto Hahn (ancora non tradotto in italiano). Si tratta di uno scritto di circa cento pagine in cui Meltzer propone l’esplorazione psicoanalitica della sincerità attraverso le commedie I nani, La festa di compleanno e Il ritorno a casa di Harold Pinter e distingue tra sincerità (sincerity), ossia la capacità di sperimentare in modo genuino e intimo l’emozione, senza sincerità (unsincere), e insincero (insincere) per struttura narcisistica da integrare. Il riferimento diretto è allo stato degli oggetti interni, delle loro qualità genitoriali che possono essere danneggiate ma anche restaurate. Attraverso lo studio del dialogo dei personaggi si sofferma sulla relazione tra analista e paziente, su quello che succede a terapeuta e paziente tenendo conto del vertice interno e del vertice esterno, riferendosi alla dimensione intrapsichica e alla dimensione relazionale. I diversi contributi nel Focus dimostrano quanto queste concettualizzazioni continuino ad alimentare il pensiero degli psicoanalisti ancora oggi.  
Del ruolo della sincerità nella particolarissima relazione tra analista e analizzando, oltre che nella persona dell’analista e nella persona dell’analizzando, ho riportato in esergo alcuni significativi riferimenti di Freud, che ricorre specificamente alla “sincerità” per descrivere se stesso quando analizza il sogno dell’iniezione di Irma, per la regola fondamentale e, più in generale, quale fondamento del trattamento psicoanalitico.
Meltzer nella sua opera rimarca la dimensione dell’intimità e della sincerità che la caratterizza e continuerà a sostenere queste concezioni per tutta la vita, come si evince dalle citazioni che riporto di seguito.
Nel 1973: “Se gli sforzi per organizzare e mettere in moto un “processo psicoanalitico” hanno successo, le due persone vengono trascinate in un’intimità, una franchezza, uno svelarsi del pensiero e del sentimento la cui intensità, io affermo, non ha eguali. Ciò combina insieme, potenzialmente, la profondità di concentrazione di una madre che allatta al seno e del suo bimbo, la passione della coppia nel coito, l’impulso dell’artista a dar forma all’esperienza, il bisogno di verbalizzare del filosofo, l’ardore per la precisione del matematico. Quando un’analisi prende fuoco e il numero delle nuove esperienze introspettive possibili aumenta, ciò si realizza per l’interazione delle due menti” (1973, p. 11).
A distanza di circa trenta anni, nel 2000, di nuovo affermava: “La relazione di transfert tra paziente e analista ha molto più a che fare con la musicalità dei loro scambi che con le parole usate. A mio avviso, il metodo psicoanalitico che cerco di praticare è innanzitutto intimo e spero che sia altrettanto sincero e autentico come vorrebbe essere una conversazione tra innamorati. Da questo punto di vista si caratterizza per la sua intimità e sincerità; pertanto diventa difficile distinguere una buona analisi dall’amore divino di cui hanno parlato Socrate e Platone” (Frisch e Vermote, 2000, pag. 110).
Il filo rosso che attraversa i contributi di Houzel, Hahn, Maiello, Petrelli, Carbone, Mazzoncini, Milana in questo Focus lo possiamo rintracciare proprio nelle diverse declinazioni del pensiero sulla sincerità e intimità nello sviluppo e nella relazione analitica.
Bibliografia
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Carbone Tirelli L, Quintiliani R (2007). Lo sviluppo delle relazioni oggettuali precoci nell’opera di D. Meltzer. Richard e Piggle, 15, 3: 239-256.
Cohen M, Hahn A (a cura di) (2017). Doing Things Differently: The Influence of Donald Meltzer on Psychoanalytic Theory and Practice. Londra: Karnac.
Freud S (1899). L’interpretazione dei sogni. OSF: 3. Torino: Boringhieri, 1966.
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Freud S (1914). Osservazioni sull’amore di traslazione. OSF: 7. Torino: Boringhieri, 1975.
Frisch S, Vermote R (2000). A la rencontre de Donald Meltzer. Revue Belge de Psychanalyse, 36: 105-116.
Lisa Milana G (2007). Il processo psicoanalitico di D. Meltzer. Richard e Piggle, 15, 3: 299-313.
Lucariello MA (2007). Il contributo di D. Meltzer alla comprensione dell’autismo: pensare le esperienze emotive. Richard e Piggle, 15, 3: 270-283.
Lussana P (2004). Per Donald Meltzer. Rivista Psicoanalisi, 50: 943-945.
Mack Smith C (1998). “A modo suo”. Un’intervista con Donald Meltzer. Trad. It., In: Fano Cassese S (2001), Introduzione al pensiero di D. Meltzer. Roma: Borla.
Maiello S (2007). Claustrum. La dimensione spaziale della vita mentale nel pensiero di D. Meltzer. Richard e Piggle, 15, 3: 284-298.
Mazzoncini GM (a cura di) (2007). Focus: il pensiero e l’opera di Donald Meltzer. Richard e Piggle, 15, 3: 229-238.
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Meltzer D (1975). Esplorazioni sull’autismo. Trad. it., Torino: Boringhieri, 1977.
Meltzer D (1978). Lo sviluppo kleiniano. 3 voll. Trad. it., Roma: Borla, 1982-1983.
Meltzer D (1981). La comprensione della bellezza (a cura di A. Baruzzi), Torino, Loescher.
Meltzer D (1986). Studi di metapsicologia allargata - Applicazioni cliniche del pensiero di Bion. Trad. it., Milano: Cortina, 1987.
Meltzer D (1992). Claustrum - Uno studio dei fenomeni claustrofobici. Trad. it., Milano: Cortina, 1993.
Meltzer D (1997). Meltzer em São Paulo. Seminários Clínicos. San Paolo del Brasile: Casa do Psicólogo.
Meltzer D (2000). Presentazione. In: Fano Cassese S (2001), Introduzione al pensiero di Donald Meltzer. Roma: Borla.
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Meltzer D, Harris M (1983). Il ruolo educativo della famiglia. Trad. it., Torino: Centro Scientifico Torinese, 1986.
Meltzer D, Harris Williams M (1988). Amore e timore della bellezza. Il ruolo del conflitto estetico nello sviluppo, nell’arte e nella violenza. Roma: Borla, 1989.
Pontecorvo M (a cura di) (1986). Esperienze di psicoterapia infantile. Il modello Tavistock. Firenze: Martinelli.
Sabatini Scalmati A (2007). Stati primitivi della mente nel pensiero di D. Meltzer. Richard e Piggle, 15, 3: 257-269.



Lorenzo Iannotta
Psicoterapeuta e Psicoanalista, Segretario
Scientifico e Didatta AIPPI, M.A. Società
Psicoanalitica Italiana e International
Psychoanalytic Association

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