CorpoMente

Orientamenti psicoanalitici


Introduzione

gabriella de intinis


“È solo dell’uomo raccogliere e connettere ciò che proviene dai singoli organi di senso”. 

Inizio con una frase attribuita ad Alcmeone della Scuola pitagorica di Crotone, un frammento risalente al IV sec. a. C., un pensiero che ha attraversato i secoli e ha ispirato questo lavoro corale.

Sono lieta di presentare un Focus ricco di articoli di Autori che propongono nuove riflessioni e prospettive sul tema del lavoro con i pazienti in età evolutiva che presentano un disturbo con un serio riverbero a livello somatico. Per addentrarci in questo lavoro abbiamo cercato di creare un contesto che anche storicamente ci fornisca una teoria della conoscenza sul tema del corpo-mente, un tema complesso e in continua evoluzione. Questo Focus nasce dall’elaborazione di un filone di ricerca all’interno dell’Aippi che si è aperto poi, in una Giornata seminariale, al contributo e al confronto con altre linee di pensiero.

Un chiarimento sul Titolo, scrivendo “CorpoMente” senza il tradizionale trattino, abbiamo voluto intendere come ogni manifestazione del nostro organismo possa essere osservata sia sotto l’aspetto corporeo che sotto quello mentale. Due categorie che hanno a che fare essenzialmente con il vertice da cui si pone l’osservatore (v. De Toffoli 2014, Solano 2013).

Il primo articolo di Luigi Solano contiene una introduzione storica, una carrellata veloce ma molto puntuale su importanti contributi di psicoanalisti che hanno segnato il passaggio da un modello che privilegiava lo studio della mente individuale ad un altro che pone attenzione al contesto relazionale. Di particolare interesse mi sembra la sottolineatura del “contesto sociale” a cui l’A. dà grande importanza. Vengono riportati sia degli studi (classici) sulle separazioni precoci, come quelli sulle esperienze di bambini istituzionalizzati (Spitz e Wolf, 1946) a noi tristemente note, sia ricerche più recenti che mostrano come i contatti e le cure del corpo producano effetti direttamente biologici sulla crescita del bambino. Oltre la relazione del caregiver con il bambino, sono citate alcune ricerche che hanno registrato come anche negli adulti le vicissitudini relazionali abbiano un riverbero a livello somatico, studi in cui appare come la qualità della relazione coniugale possa incidere sulla funzione immunitaria o sulla prognosi di disturbi cardiaci. L’A. sostiene l’utilità di una prospettiva unitaria Corpo-Mente e la necessità di ripensare l’origine e  il possibile significato della patologia somatica. È inoltre interessante la schematizzazione dei tre livelli di esperienza della realtà e di archiviazione di queste esperienze nella memoria, sempre considerando che ciascun livello comprende un aspetto sia corporeo che mentale. L’A. cita a questo proposito il lavoro della Bucci che definisce la patologia come disconnessione tra i sistemi sub-simbolico e i due simbolici, infine dà una visione dei sintomi somatici che possono essere visti in alcune circostanze come adattivi e progressivi. L’articolo è corredato da una vasta, interessante e aggiornata bibliografia. 

Nel mio articolo ho voluto sottolineare l’interesse alla dimensione evolutiva del legame corpomente con attenzione allo sviluppo della relazione con l’oggetto nell’infanzia. Significativo appare il tema della collaborazione interdisciplinare con le neuroscienze, l’Infant research e recenti teorizzazioni psicoanalitiche. Queste discipline possono fornire conoscenze utili al lavoro clinico soprattutto quando sono presenti rilevanti sintomi ad espressione somatica. In un apporto di virtuosa circolarità il lavoro clinico invita allo studio e alla ricerca per produrre nuove conoscenze e riflessioni. Nello scritto è possibile vedere l’analista al lavoro che si confronta con i vari interrogativi che sorgono nel processo clinico e quali modificazioni del setting analitico sono necessarie per avere una comprensione più estesa e per trattare i problemi di cui soffrono i piccoli pazienti. Il lavoro con la coppia genitoriale diventa parte integrante del trattamento. Vengono presentati due casi clinici che riguardano la prima infanzia e le prime vicende relazionali: una psicoterapia madre-bambino di 18 mesi d’età, e una psicoterapia con un bambino di 4 anni con un grave problema di asma. 

L’articolo di Amedeo Falci riprende il concetto dell’identificazione proiettiva concepito dalla Klein come meccanismo difensivo e ne sottolinea il valore di modello comunicativo inconscio e non verbale. Malgrado il concetto di identificazione proiettiva sia molto diffuso e usato nella clinica psicoanalitica, l’A. nota che risulta ancora manchevole una giustificazione in termini scientifici di tale fenomenologia psicoanalitica. Per pervenire ad una tale fondazione intanto è importante evidenziare come la IP sia, oltre che una modalità difensiva, una comunicazione emozionale interpersonale che ha come strumento e come meta il corpo, prima ancora che la percezione mentale. Lo stretto legame tra emozioni e induzione all’azione sostiene una rivalutazione delle comunicazioni corporee in analisi. Per Falci il passaggio successivo è costituito dalla importanza delle teorizzazioni della embodied simulation, derivata dalle ricerche sui mirror neurons, che ci fornisce un quadro più aggiornato e interessante per la psicoanalisi, secondo il quale la gran parte dei processi alla base della identificazione proiettiva, sintonia e empatia sarebbero basati sulle attivazioni della simulazione incarnata. La embodied simulation implica che le identificazioni corporee si basino sulla simulazione di una condivisione corporea prima ancora che psichica; condivisione che si basa su elementi pre-rappresentazionali non simbolici, quindi più primitivi rispetto alla simbolizzazione ideativa. Questo elemento troverebbe un appoggio nelle concezioni delle tracce subsimboliche, tracce sensoriali non rappresentazionali, non trasferite in rappresentazioni di livello più astratto ossia senza essere accompagnate da immagini, da parole o ricordi narrativi. A. Falci riprende le “memories in feelings” (1957) descritte dalla Klein, che come esperienze corporee ed emozionali rimarrebbero allo stato di tracce che si ripresentano come ripetizioni di precedenti esperienze in quanto designate dall’impossibilità di essere ricordate.

Infine l’A. fornisce una preziosa differenziazione fra i concetti di enactment e acting out evidenziando il valore potenzialmente terapeutico dell’enactment nel corso della cura psicoanalitica.

Per ultimo, last but not least, l’articolo delle colleghe Susanna Ajmome Marsan e Alessandra Raineri che riguarda la prospettiva della Scuola Psicosomatica di Parigi come indicato dal titolo. È un articolo preminentemente storico sulla grande tradizione psicoanalitica dell’Istituto di Psicosomatica (IPSO) con sede a Parigi che ha dato vita al Centro specializzato per neonati, bambini e adolescenti “Leon Kreisler”. Entrambi poli di ricerca e formazioni dotati di un Centro di Consultazione di Psicosomatica. Nell’articolo viene messo in evidenza come fondamento della consultazione e della cura risieda nella centralità del rapporto con il paziente e nella ricerca delle condizioni in cui si è potuta sviluppare la malattia del corpo. Vengono illustrati i principali concetti teorici dell’impostazione clinica e teorica della Scuola: il funzionamento operatorio come organizzazione difensiva a seguito di esperienze traumatiche di relazione inadeguata con l’oggetto primario; la depressione essenziale e il concetto di eccesso di eccitamento traumatico. L’analista è chiamato a uno sforzo continuo di riattivare un aggancio alla mentalizzazione e costruire un tessuto comunicativo. Nell’articolo sono presenti dei riferimenti ad una interessante intervista che, insieme alle Autrici e a Chiara Mezzalama, abbiamo potuto fare a D. Donabédian, direttore del Centro L. Kreisler, a Parigi nel settembre 2019. Viene presentato un caso clinico di un adolescente, condotto da D. Donabédian e tratto da un suo libro, e una analisi di un ventaglio di espressioni psicopatologiche e psicosomatiche proprie dell’adolescenza.

In Riflessioni sulla clinica è presente un altro lavoro a mio parere prezioso ai fini del nostro approfondimento sul tema corpomente, l’articolo di Antonella Gritti, che tratta specificamente il tema della malattia organica nell’infanzia. Il lavoro con questi pazienti ci può aiutare a comprendere il rapporto tra il funzionamento biologico e i processi di maturazione che nelle prime epoche della vita vanno dal corporeo al mentale. Presenta una interessante parte clinica, un lavoro effettuato presso una istituzione, che mostra sia il valore di tale lavoro per il paziente che la sensibilità clinica dell’Autrice. 


Buona lettura




Gabriella De Intinis

Psicoanalista

Socio Ordinario AIPPI

Socio Ordinario SPI e IPA


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