Recensioni

Polacco Williams G, Adamo SMG (a cura di). La Calamita dell’Attenzione. Il Tempo Speciale con bambini e adolescenti nelle scuole e in altri contesti. Milano: Unicopli, 2023. Pagine 220. Euro 20,00.


Nell’introduzione al volume, G. Polacco Williams e S.M.G. Adamo, nel duplice ruolo di autrici e curatrici del volume, delineano il campo metodologico-operativo del Tempo speciale: uno strumento rivolto a supportare bambini e ragazzi con difficoltà emotive all’interno delle Istituzioni preposte alla cura e all’educazione in età evolutiva.

Tale intervento si articola in incontri settimanali condotti spesso dallo stesso educatore o insegnante che opera nella struttura (Asilo-nido, Scuola primaria, Case famiglia), secondo un setting con tempi e spazi definiti.

La qualità di questa interazione, ben espressa nel suggestivo concetto di calamita evocato nel titolo del libro, fa riferimento alla funzione di aggregazione e organizzazione che attenzione, osservazione e contenimento svolgono per la mente del bambino. Tali funzioni, come è noto, sono parte integrante della relazione terapeutica psicoanalitica, ma il Tempo speciale, pur caratterizzandosi in una interazione con valenze terapeutiche, si discosta significativamente dalla psicoterapia, sia per la finalità che viene ad assumere nei diversi contesti istituzionali, che per le modalità di applicazione.

L’origine e la storia di questo strumento di intervento, infatti, si intrecciano profondamente con il modello formativo messo a punto a partire dagli anni ‘70 in Inghilterra, all’interno della Tavistock Clinic di Londra, che ha




*Rubrica a cura di C. Candelori (coordinatrice) e C. Trumello.

ormai radici consolidate e geograficamente molto estese nella formazione degli psicoterapeuti e delle molteplici figure professionali che lavorano a diverso titolo nel campo dell’età evolutiva.

Tale modello, basato sull’osservazione del neonato, del bambino in età prescolare e sulla discussione di lavoro, ha avuto fin dalla sua nascita una doppia valenza formativa e operativa e si articola in due componenti fondamentali: l’applicazione dei concetti psicoanalitici al lavoro con bambini, adolescenti e genitori nei diversi ambiti di vita familiari e istituzionali e la psicoterapia psicoanalitica come strumento specifico di cura della sofferenza psichica dell’individuo in tali contesti. 

Questo è il prezioso background comune a tutti gli autori che nella prima e seconda parte del libro illustrano le loro esperienze di Tempo speciale, spesso maturate all’interno del percorso formativo dei Corsi di Osservazione o dei Training “Modello Tavistock”.

Nel loro ruolo di educatori, tirocinanti, insegnanti, operatori, A. Bhownagary, R. Mondadori, P. Carignani, L. Iannotta, S.M.G. Adamo, M. Ombrato, F. Portanova, N. Norcia, mostrano come lo strumento del tempo speciale si riveli estremamente utile ed efficace per far fronte alla sofferenza psichica che alcuni bambini manifestano nel corso delle loro esperienze di socializzazione primaria.

Un’attenta analisi delle necessità emotive dei bambini al di sotto dei cinque anni di età, con quadri caratterizzati in genere da una significativa deprivazione emotiva e relazionale e dalle difficoltà presenti nel contesto famigliare che impediscono l’accesso ad una psicoterapia, rendono necessaria l’attivazione dei diversi percorsi di Tempo speciale illustrati nel testo.

Gli autori descrivono accuratamente la scelta del setting che può prevedere singoli o ripetuti cicli di incontri con il bambino, all’interno di spazi loro riservati e nei quali viene messo a disposizione del materiale di gioco.

In questo modo viene facilitata per l’operatore la possibilità di restare in contatto con gli stati mentali ed emotivi del singolo bambino, mentre egli sperimenta i benefici di una relazione attenta che può progressivamente aiutarlo ad elaborare la propria condizione emotiva.

L’osservazione attenta delle interazioni, il contenimento dei vissuti attivati nella relazione, la discussione del materiale di lavoro, condiviso nella supervisione seminariale e con il gruppo di lavoro presente all’interno dell’istituzione, consente di attivare processi trasformativi di riflessività e auto-contenimento nel bambino, che tende a migliorare la sua capacità di elaborazione simbolica utilizzando maggiormente il gioco e la comunicazione verbale.

Nel Tempo speciale non si fa ricorso all’uso dell’interpretazione di transfert; l’operatore può commentare l’oggetto delle sue osservazioni, può dare un nome alle emozioni presenti nelle diverse espressioni del bambino senza però riferirle direttamente ad esso, in quanto espressione conscia e inconscia di sue intenzioni, emozioni, bisogni.

Molti spunti di riflessione vengono sollevati nel libro, circa la delicata questione del doppio ruolo che l’operatore si trova a svolgere quando avvia questo percorso nel contesto in cui opera; in particolare, P. Carignani e L. Iannotta analizzano le implicazioni del loro ruolo di insegnanti, evidenziando l’importanza della gestione emotiva del gruppo dei pari che si confronta con l’attenzione “speciale” riservata ad uno dei compagni da parte del proprio maestro, e l’impatto che questo doppio ruolo può assumere per l’intero staff educativo.

Nella terza parte del libro G. Polacco Williams ci offre il resoconto dettagliato di una lunga esperienza di consulenza condotta con gli operatori della casa-famiglia della Fondazione Juconi, che si occupa dei bambini e adolescenti di strada a Puebla, in Messico.

Strumento principale di questo intervento è quello della discussione di lavoro, basata sull’osservazione delle interazioni tra operatori e bambini e/o adolescenti e l’applicazione dei concetti psicoanalitici alla comprensione delle dinamiche individuali e gruppali, secondo la migliore tradizione del modello formativo che l’autrice ha così tanto contribuito a diffondere in Italia e nel mondo.

L’articolazione teorica e tecnica di tale intervento ha come fulcro il Tempo speciale, che si rivela un prezioso strumento per accedere ai vissuti dolorosi di questi bambini e adolescenti che vivono una condizione di doppia deprivazione: alle drammatiche circostanze ambientali di vita si somma il ricorso da parte del soggetto, a difese invalidanti a carattere distruttivo. Un guscio duro a protezione delle parti più vulnerabili del sé che tende ad abolire la pena psichica e ogni bisogno o dipendenza dall’altro, impedendo quindi di aprirsi verso la possibilità di ricevere aiuto.

Il lavoro con gli educatori ha come obiettivo una maggiore comprensione delle dinamiche presenti nel mondo interno del bambino/ragazzo che ha vissuto condizioni ambientali così estreme e traumatizzanti.

A questa comprensione è collegata la capacità di tollerare le violente proiezioni da cui è investito lo Staff, in attesa che si possano attivare nella mente di questi ragazzi processi di maggiore integrazione.

In quest’ottica, i ripetuti cicli di Tempo speciale che vengono offerti nel corso degli anni all’interno della casa famiglia attivano il lavoro sul lutto, connesso alle reiterate e dolorose esperienze di perdita e separazione che i bambini e i ragazzi di strada hanno subito nel corso della loro breve esistenza.

Riportare al centro dell’interesse e della riflessione le molteplici valenze conoscitive e operative che il modello della psicoanalisi applicata al lavoro istituzionale ha prodotto nel corso degli ultimi decenni è uno dei principali punti di forza del libro, soprattutto alla luce delle forti criticità che investono attualmente i servizi socio-sanitari rivolti all’età evolutiva.

Enrica Fondi

Baldassari S. e Loreti M.C. (a cura di). Orizzonti immaginativi possibili. La psicologia analitica dell’età evolutiva nel terzo millennio. Bergamo: Moretti & Vitali, 2023. Pagine 271. Euro 25,00.


Questo volume collettaneo presenta, in forma sintetica ma ben articolata, i risultati della ricerca e degli scambi di un gruppo di analisti junghiani nell’ambito di un corso biennale di alta formazione, organizzato dalle curatrici per trasmettere a giovani analisti e psicoterapeuti dell’età evolutiva le riflessioni teoriche e le prassi cliniche di clinici esperti che hanno operato e tuttora operano nell’ambito della salute mentale di bambine, bambini e adolescenti.

Nell’Introduzione le curatrici scrivono: “Dalla mitologia alle neuroscienze, attraverso i contributi di autori del passato e del presente, non solo di formazione psicodinamica, in questo libro tre generazioni di analisti dell’età evolutiva, coadiuvati da colleghi provenienti anche da altre formazioni, ripercorrono le tappe fondamentali del trattamento terapeutico in età evolutiva” (p. 13).

I saggi contenuti nel volume illuminano infatti i diversi aspetti dell’analisi infantile, a cominciare con la valutazione delle radici transgenerazionali dei disturbi psichici in età evolutiva, nei diversi stadi dello sviluppo: Francesco Montecchi sottolinea come sia fondamentale un’accurata valutazione iniziale delle fragilità e delle risorse del sistema psichico di un bambino e di un adolescente per un successo del percorso seguente; mentre Pierclaudio Devescovi e Anna Michelini Tocci illustrano quanto, attraverso la raccolta dell’anamnesi, sia possibile illuminare una storia pregressa che dà nuovi e più profondi significati ai sintomi presentati nella domanda di aiuto.

Il filo rosso che scorre lungo tutti questi capitoli è l’osservazione delle dinamiche relazionali che circolarmente si intrecciano fra bambino e genitori, fra bambino e analista e fra quest’ultimo e i genitori del piccolo paziente. Nell’ottica analitica, l’intreccio relazionale è reso ulteriormente complesso dalla formulazione delle ipotesi circa l’attivazione di dinamiche inconsce. Nel capitolo VIII, scritto da Daniela Tortolani con la collaborazione di C.S. Alò, C. Passi e F. Pricci, le autrici propongono un approccio integrato, che vede la combinazione dell’analisi individuale per la bambina o il bambino con una analisi della famiglia per lavorare contemporaneamente sugli aspetti “intrapsichici” e su quelli relazionali della psiche infantile, tenendo conto del fatto che i genitori, e più in generale tutti i familiari conviventi con il giovane paziente, costituiscono la rete principale su cui si costruisce la matrice relazionale del futuro adulto (cfr. l’approccio di S. Mitchell). Con riferimento alla teoria del transfert proposta da Jung, le autrici illustrano la enorme e confusiva complessità di una situazione in cui l’analista del bambino debba avere rapporti professionali con i genitori “reali” del piccolo paziente moltiplicando il diagramma che Jung disegnava nel 1946 per mostrare la complessità degli scambi affettivi inconsci e consci nella relazione terapeutica duale. 

Un po’ diversa, naturalmente, appare la questione se si lavora con gli adolescenti: l’attenzione dovuta al faticoso processo di separazione dalle figure genitoriali da parte di ragazze e ragazzi richiede una grande delicatezza nell’affrontare le tematiche del transfert e del controtransfert, come sottolineano Gianni Nagliero e Francesco Demaria nel capitolo IX.

Particolarmente importante, anche se difficile e doloroso, appare il lavoro con i genitori di bambini portatori di atipie evolutive, come i disturbi autistici o altri disturbi del neurosviluppo. In questi casi, come evidenziano Stefania Baldassari ed Elena Catino, è solo la sintonizzazione affettiva del clinico con i genitori e con le loro angosce che permette ai genitori di sintonizzarsi a loro volta con le angosce del proprio bambino, altrimenti negate o respinte perché troppo travolgenti.

Un tema particolarmente doloroso nell’incontro del clinico con i disturbi psichici in età evolutiva è quello dei traumi infantili, in particolare i traumi relazionali precoci, come vengono definiti in letteratura quelle situazioni di abuso o di trascuratezza nei confronti dei piccoli, a volte anche dei piccolissimi, da parte degli adulti che avrebbero (socialmente e biologicamente!) il compito di offrire cure e protezione al bambino. È un tema affrontato da Eleonora Manduca, Wanda Grosso e Guido Berdini nel capitolo VII, che presenta il percorso di valutazione e cura con bambini traumatizzati da abbandoni precoci, fino a considerare l’opportunità di trovare una “nuova casa” (esterna e interna) attraverso il processo di adozione. Il tema del trauma si ritrova nel capitolo di Chiara Rogora e Barbara Fionda, che discutono il radicamento del senso del Sé del bambino in una prospettiva junghiana, integrata con i risultati della ricerca empirica sullo sviluppo infantile, con particolare riferimento agli studi longitudinali di Lyons Ruth e collaboratori.

Molto interessanti sono anche le esplorazioni cliniche dei disturbi psicosomatici in età evolutiva, affrontati da Stefano Marinucci nel III capitolo in chiave relazionale, considerando le difficoltà di un radicamento del Sé corporeo nell’infanzia e nell’adolescenza qualora gravi difficoltà nelle relazioni parentali rendano drammatico lo sviluppo di un processo di separazione e individuazione.

Due sono i capitoli dedicati al gioco, strumento privilegiato per accedere al livello della fantasia infantile e della libertà di espressione nel lavoro con i bambini. Nel IV capitolo, Paola Rocco presenta una serie di vignette cliniche che ci aiutano ad entrare nel vivo delle rappresentazioni consce e inconsce attivate nel setting analitico dal giocare “insieme”. Nel X capitolo, Maria Giovanna Mazzone introduce l’uso simbolico del gioco della sabbia attraverso la discussione di un caso clinico molto impegnativo di un ragazzino di 10 anni depresso e svogliato.

Nell’ultima sezione del libro troviamo tre capitoli che aprono a riflessioni sull’impatto del tempo nella psiche dei figli e dei genitori: Stefania Baldassari e Maria Claudia Loreti riflettono sulle sfide poste dalle “interruzioni” delle terapie da parte dei genitori, nonché sulla possibilità di utilizzare terapie brevi (con fine prefissata) con gli adolescenti. Anna Michelini Tocci si interroga sull’incremento dei disturbi psichiatrici negli ultimi anni, complici situazioni di grande disagio psico-sociale legate alla pandemia e poi alle guerre. Letizia Oddo, infine, propone un’interessante riflessione sul significato culturale e intergenerazionale degli interventi psicologici in età evolutiva: quale responsabilità riconoscono gli adulti di oggi verso gli adulti del prossimo futuro? 

Fra esempi clinici e riflessioni teoriche e tecniche sui variegati aspetti della psicopatologia in età evolutiva, la lettura di questo libro scorre come quella di un romanzo, suscitando al contempo in chi legge altrettante riflessioni critiche sul proprio modo di lavorare nella psicoterapia analitica con pazienti di ogni età.


Alessandra De Coro